Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma Alma universitas studiorum parmensis A.D. 962 - Università di Parma

Parma, 26 gennaio 2018 - Lunedì 29 gennaio, alle 21.20, su Rai3, l’Università di Parma comparirà all’interno della puntata di PresaDiretta intitolata “AIUTIAMOLI A CASA LORO”, un’inchiesta tra Italia e Africa per provare a capire quali sono i progetti che funzionano e quelli destinati a fallire.

La troupe di PresaDiretta ha trascorso un’intera giornata all’Università di Parma incontrando una numerosa rappresentanza dell’Associazione degli Studenti Camerunesi dell’Ateneo e i referenti del CUCI, il Centro Universitario per la Cooperazione Internazionale che ha tra i suoi obiettivi quello di contribuire attivamente allo sviluppo dei Paesi a più elevata povertà, mettendo a disposizione le competenze scientifiche e professionali presenti nell’Ateneo. 

Gli studenti dell’Ateneo provenienti dal Camerun sono attualmente 257 e sono iscritti principalmente a corsi dell’area medica, economica e dell’ambito ingegneristico.

“AIUTIAMOLI A CASA LORO”
I conflitti internazionali, le strategie del terrore, il freno agli scambi generano un pericoloso immobilismo anche culturale in un mondo segnato dai conflitti e dalle disuguaglianze di ogni tipo. Come rispondono le università, i centri di ricerca, le istituzioni scientifiche? Che ruolo possono giocare nella sfida al raggiungimento dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile individuati dalle Nazioni Unite e fissati nell’Agenda 2030?

Un ruolo significativo per salvaguardare la conoscenza e per divulgare il sapere come via privilegiata per il dialogo, è assunto dalla cooperazione culturale e interuniversitaria attraverso i progetti di partenariato tra i nostri atenei e il Camerun. L’università come volano per l’innovazione sociale e come via privilegiata per lo scambio e la cooperazione. È dagli anni 90 che gli studenti del Camerun scelgono il nostro paese per completare la loro formazione universitaria. Rappresentano la comunità di studenti africani più numerosa nelle nostre università: nel corso di un decennio sono triplicati e sono circa 4mila le ragazze e i ragazzi del Camerun che hanno ottenuto un visto di studio dall’ambasciata italiana di Yaoundè.

Per la ricchezza culturale di cui sono portatori, questi immigrati costituiscono una risorsa che favorisce il plurilinguismo e l’internalizzazione della società italiana. È da noi che si forma una buona parte della futura classe dirigente del paese sub-sahariano. La diplomazia italiana lo ha capito e l’importanza di questo scambio la troviamo nelle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita in Camerun a marzo scorso: «Sono molto fiero del fatto che l'Italia sia la terza destinazione europea scelta dai giovani camerunensi per intraprendere una formazione universitaria o post-universitaria e che l'italiano sia la terza lingua straniera più studiata. L'Italia guarda al continente africano con grande speranza».

Presadiretta è stata all’Università di Camerino, Tor Vergata a Roma e a Parma per raccontare come si formano i ragazzi che arrivano in Italia. Scelgono soprattutto corsi come Medicina e Chirurgia, Ingegneria, Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, Economia e Gestione Aziendale, Scienze e Tecnologie Agrarie e Forestali, Infermieristica perché proprio questi settori sono strategici allo sviluppo del loro paese. Generalmente si laureano in tempo e sono in molti che dopo la laurea, proseguono gli studi facendo master, dottorati di ricerca, scuole di specializzazione.

L’immigrazione camerunese in Italia produce ingegneri, esperti in economia, medici, farmacisti, architetti, agronomi, tecnici di laboratorio e numerosi esperti in relazioni internazionali.

Per vedere come questi ragazzi che studiano in Italia siano una levaper lo sviluppo della loro terra e quale contributo apportino in termini di innovazione una volta rientrati nel loro paese, le telecamere di Presadiretta sono andate in Camerun per raccontare la storia di Suzie, Didier, Serge, Assadio e di molti altri ragazzi che hanno portato “a casa loro” le competenze acquisite in Italia.

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